Alta_Langa

If you are equipped with a motorbike, a wasp or you like to ride, without fear of the climbs, here is an itinerary to discover the deep Langa designed to enjoy the landscapes and the “natural sacredness” that permeates these places.

TOWARDS THE HIGH LANGA

Going up from Alba to the hills of the Alta Langa is first of all a tactile and olfactory experience, a sort of sensory transition that through the changes of the air indicates to the body the crossing of borders often imperceptible to the eye. From the sultry plain of Alba, rich in humidity and dust, we pass to the crystalline ether of places such as Montelupo Albese, Benevello, Bossolasco, Castino whose woods smell of moss and mud, ferns and icy shadows, even in the height of summer.

Going up to Alta Langa is also a paradigm shift that, leaving the hills of the Albese behind, leads to wild areas, where the vineyards give way to hazelnut groves, wheat fields, pastures and gorges with lush vegetation. And where the anthropization of the landscape, so clear and visible in the Langa of great wines, is gradually being rarefied, bringing back to life the splendor of an uncontaminated and never taming nature, leathery and often stingy with satisfactions, as Beppe Fenoglio described it .

Il Pavaglione
Il Pavaglione, uno dei luoghi fenogliani de La Malora

IL PAVAGLIONE

Proprio uno dei luoghi fenogliani per eccellenza può costituire la prima tappa del nostro viaggio: la località del Pavaglione, attorno alla cui cascina è ambientato gran parte del romanzo La malora. Il Pavaglione è uno di quegli antichi luoghi padronali dove si raccoglieva la manodopera dei villaggi circostanti. Qui giovani manovali e garzoni imparavano presto che «la terra è bassa» (secondo il detto contadino), alternando il lavoro alle bevute, il gioco delle carte alla consapevolezza che, su quelle colline, la fatica accomunava tutti, come la morte.

La cascina del Pavaglione, dopo un lungo abbandono, nel 2006 è stata finalmente ristrutturata: oggi accoglie mostre fotografiche, eventi culturali, incontri artistici e letterari. Da Alba si raggiunge procedendo in direzione di Cortemilia: giunti a Manera, si volta a sinistra per Mango e dopo l’agglomerato di Montemarino si imbocca sulla destra la carreggiata che conduce a San Bovo, minuscola frazione di Castino.

Percorrere questa strada a bordo di una vespa, di una moto o di una bicicletta regala emozioni impareggiabili e soddisfazioni paesaggistiche che valgono viaggio. Man mano che si procede verso il Pavaglione ci si immerge in un’atmosfera antica, dove la civiltà umana sembra scomparire a favore di boschi e campi incolti. Anche la vegetazione muta, mischiando le conifere alle latifoglie e aprendosi ad ampi spazi simili a pascoli d’alta quota.

La strada che porta alla chiesetta di San Bovo di Castino
La strada che porta alla chiesetta di San Bovo di Castino

SAN BOVO

Dopo la visita ai luoghi fenogliani, non perdete l’occasione per spingervi fino a San Bovo, pochi chilometri più avanti. Il paesello è costituito da un’unica piazza sulla quale svetta la magnifica chiesa dedicata a Bovone (o Bovo), santo protettore del bestiame, taumaturgo e, prima ancora, cavaliere massacratore di Saraceni. Stupitevi della pace di questo luogo sostando nella piazza – immobile e bianchissima, sempre assolata – circondata da boschi e sentieri che si inoltrano nei rittani della Langa più inesplorata.

Pur nella sua dimensione microscopica, San Bovo offre ristoro ai viandanti e la possibilità di fantastiche gite a cavallo. Si può mangiare o bere un bicchiere di vino alla   Locanda San Bovo, che durante la bella stagione è anche un affittacamere. Ristrutturata da poco, ha un bellissimo dehor che si affaccia sulla vallata.

O ci si può dirigere verso il maneggio dell’Associazione Ippica San Bovo, di fronte alla Locanda. Fondata da una simpatica ed eccentrica famiglia svizzera che nel 1988 decise di acquistare casa lì, è il punto di riferimento per le escursioni a cavallo nei dintorni. Per qualsiasi informazione chiedete di Michael o Sara, sono guide esperte e competenti.

Inforcate nuovamente la vostra due ruote e percorrete a ritroso la strada che vi ha condotto in questo angolo di paradiso: dopo circa mezzo chilometro, svoltate sulla sinistra e lanciatevi giù per la stradina asfaltata che conduce in Valle Belbo. Questo è un altro tratto memorabile. Passerete fra boschi odorosi che all’improvviso aprono squarci di luce sulle colline circostanti, coltivate a noccioli o a vigneti di favorita, da cui a Rocchetta e Cossano Belbo nasce il Langhe Favorita Doc. La discesa è punteggiata di cascinali in pietra abbandonati o di recente recupero. Uno di questi, pregevolmente ristrutturato, presenta un pilone votivo assai particolare: la Madonna e il Cristo sono ospitati in una loggetta sormontata dalla scritta «Fate l’amore, non la guerra»: non proprio una citazione biblica.

La strada termina sulla Statale che a sinistra conduce a Rocchetta Belbo. Per tornare ad Alba prendete a destra fino a Campetto, frazione sorta sul ponte che attraversa il fiume Belbo. Qui potrete fare una pausa caffè o un aperitivo alla vicina Osteria, oppure guidare fino a Borgomale, per ammirare il magnifico borgo medievale dominato dall’imponente castello del XII secolo, poi riedificato nel 1429.