Pensi alle orchidee e ti vengono in mente i tropici, le foreste pluviali dell’Asia o le isole del Borneo.
Al massimo, i grandi giardini botanici dove, con cura manicale e strumenti chirurgici, botanici in camice bianco ne seguono la vegetazione, epigoni di Nero Wolfe, il famoso investigatore creato da Rex Stout, amante della buona tavola e ancor più delle Orchidacee.
Le orchidee sono uno dei fiori più diffusi al mondo, se ne contano oltre 25 mila specie, ma per l’85% si concentrano nella fascia climatica tropicale o sub tropicale, in Asia centrale e Sudamerica. Solo un’orchidea su dieci risiede nella fascia temperata ed è sempre uno stupore constatare che, sulle colline della Langhe, se ne possono contare decine di specie, 22 delle quali concentrate nella riserva naturale delle Sorgenti del Belbo, gioiello naturalistico della Langa Profonda. Qui, le orchidee spontanee fioriscono in particolare tra maggio e giugno, offrendo uno spettacolo delizioso: le forme imponenti e carnose, la natura polimorfa dei loro petali e i colori spesso accesi e distintivi le fanno spiccare tra prati e sottoboschi, risplendenti, come direbbe Montale, «come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato».
Per capire e apprezzare questo dono della natura alle colline dell’Alta Langa, abbiano intervistato Oreste Cavallo, autore con Roberto Cavallo e Giovanni Dellapiana, del libro Orchidee spontanee delle Langhe, edito dagli Amici del Museo “F. Eusebio”. Oreste è agronomo, appassionato di natura e geologia, scrittore e saggista: un vero monumento della cultura Albese, a cui dobbiamo, una ricchissima raccolta di dati e informazioni scientifiche, turistiche e divulgative sul paesaggio, la morfologia, i fossili, l’entomologia e la flora di Langhe e Roero.
Oreste Cavallo, può raccontarci come l’Alta Langa è diventata habitat delle orchidee?
È curioso constatare come le Langhe sono diventate un piccolo patrimonio di orchidee grazie alla vicinanza geografica con la Liguria, Regione italiana che annovera il maggior numero di specie. I semi hanno valicato l’Appennino e hanno trovato ambienti confacenti al loro sviluppo. Le Orchidacee sono fiori altamente adattivi, capaci di vivere in habitat assai diversi, anche aridi o caratterizzati da temperature rigide.
Quante specie di orchidee si trovano nelle Langhe?
Difficile dare un numero preciso. Dipende molto dal classificatore che, alle volte, si lascia prendere la mano ed eleva a specie una semplice “variazione”: le orchidee sono fiori estremamente polimorfi, il cui aspetto può variare a seconda dei luoghi in cui crescono. Le orchidee spontanee delle Langhe sono comunque comprese tra le 40 e 50 specie, la metà all’incirca di tutte quelle italiane.
Quale habitat prediligono?
Le orchidee delle Langhe si trovano soprattutto su terreni calcarei, nei sottoboschi dominati dalla roverella o dal pino silvestre. Altre però preferiscono luoghi più asciutti e solatii, in particolare, i campi non più coltivati: sono fiori pionieri, i primi ad insediarsi nei terreni incolti e ad adattarsi all’ambiente.
Quali sono le zone migliori per poterle osservare?
Mentre percorrevo alcuni sentieri tra Montelupo Albese e Sinio per scrivere il libro Escursioni nelle Langhe, mi accorsi che nei pressi della Fossa dei Quiri ci si poteva imbattere oltre 15 esemplari di diverse specie. Su mia segnalazione, la Regione Piemonte ha istituito un SIR in quell’area, ovvero un Sito di Importanza Regionale denominato Serra dei pini con orchidee. È possibile osservare molte orchidee nella riserva naturale delle Sorgenti del Belbo e a San Benedetto Belbo, so che Don Vittorio Delpiano (per tutti semplicemente Toiu n.d.r.) ne custodisce diverse specie.
Quando inizia la fioritura?
La maggior parte delle orchidee fiorisce tra maggio e giugno, ma alcune specie sono precoci, come l’Orchidea di Robert (Barlia robertiana), i cui primi esemplari fioriti si possono già osservare a marzo. Una più rara specie tardiva, il Viticcino autunnale (nome scientifico Spiranthes spiralis) fiorisce tra settembre e ottobre.
Quali sono le orchidee più rare in cui si è imbattuto?
La più rara, in verità, è quella in cui… non ci siamo imbattuti. Si tratta dell’Orchis provincialis, la cui ultima attestazione risale ad un volume del 1929, redatto dal botanico Ferdinando Vignolo-Lutati, Le Langhe e la loro vegetazione. Vignolo-Lutati scrisse un’addenda in cui sosteneva di aver rinvenuto la provincialis «in rigogliosi ma scarsi esemplari» nel bosco di Obis, tra Rocchetta Belbo e San Donato di Mango. Da allora nessuno ha più ritrovato la Orchis provincialis nelle Langhe, né sui luoghi indicati, né in altri. Bisogna recarsi nell’Alessandrino per rinvenirne alcuni esemplari. Un’altra rara orchidea della Langhe è l’Orchis papilionacea, l’Orchidea farfalla, di cui vanto un solo avvistamento.
I cambiamenti climatici hanno inciso sulla vegetazione delle orchidee?
L’Orchidea di Robert o Barlia robertiana è sempre stata considerata un’orchidacea strettamente legata alle coste mediterranee. Il fatto di averla ritrovata prima nei dintorni di Paroldo (a 40 km lineari dalla costa) e più recentemente, cresciuta in modo spontaneo in un giardino di Diano d’Alba (che dal mare dista almeno 60 km in linea retta) è un chiaro segnale dell’innalzamento medio delle temperature. Resta da chiedersi, come ho scritto in una nota sulla rivista Alba Pompeia «se è opportuno rallegrarsi della possibilità di avere vicino a noi fiori che in passato richiedevano viaggi di un centinaio di chilometri, oppure se sia più ragionevole preoccuparsi»[1].
[1] Cavallo Oreste, L’orchidacea Barlia Robertiana nelle Langhe, Alba Pompeia, anno XXV (2004), fasc. II
NOTA BENE
La maggior parte delle orchidee spontanee sono tutelate dalla legge italiana che ne vieta in modo categorico la raccolta e la recisione. Rispettiamo il paesaggio: se avvistiamo queste meraviglie, impariamo a considerarle opere d’arte della natura, godendone la bellezza senza l’orpello del possesso.
Post a cura della Redazione di Langa del Sole