Il Balon («pallapugno» o «pallone elastico») è lo sport “nazionale” della Langa del Sole, se con sport si intende quell’intreccio inestricabile di competizione agonistica, relazioni sociali e tradizioni che ruotano attorno a una partita.
L’etichetta di sport va decisamente stretta al Balon, che è in realtà un “gioco”, definizione che sposta l’attenzione del pubblico e dei praticanti più che sulla pratica sportiva, certo importante, su tutta l’atmosfera e la dimensione sociale che gli ruota attorno. Così il Balon – che nelle Langhe si gioca nella versione della Pantalera – si carica di significati ulteriori, di scommesse, di atti scaramantici, di persone da incontrare durante le partite. Soprattutto, si tinge di campioni mitizzati e gesta atletiche che si trasformano in leggende da tramandare attraverso le generazioni, di cui parlare durante i momenti in comune come le veglie attorno al fuoco prima del sonno.Il Balon rappresenta il “tempo del gioco” nelle società rurali e contadine delle Langhe, quella sospensione rituale che accomuna ricchi e poveri, grandi e piccini, credenti e atei sul medesimo campo, ciascuno a tifare per la propria squadra.Anche il terreno da gioco del Balon, soprattutto quello della Pantalera, non è neutro, ma fortemente connotato, rappresentato dalle piazze dei paesi, trasformate per l’occasione in arene pubbliche. Qui non sono gli atleti a condurre il gioco, ma la comunità intera – tanto che a volte non ci sono le tribune e le persone stanno ai bordi del campo, rischiando di prendersi dolorose pallonate.Ma lo spettacolo è garantito. Mentre la palla rimbalza in modo sempre più imprevedibile su di un terreno di gioco sconnesso (non ci sono campi “regolari” per la Pantalera e si possono usare tutti i tipi di rimbalzo sulle pareti laterali della piazza) il pubblico commenta, mercanteggia e, sopra ogni cosa, scommette. E scommette forte, perché vincere o perdere non è una questione sportiva, ma personale, non da tifoso, ma da partecipante.
LA PALLAPUGNO CONTEMPORANEA
La Pallapugno odierna è molto diversa dal Balon giocato “alla Pantalera”. Ha regole ufficiali, e dal 1982 bandisce campionati sanciti dalla FIPAP, le Federazione Italiana Pallapugno riconosciuta dal CONI. Anche le scommesse sono quasi del tutto sparite e nei paesi le partite si svolgono in appositi sferisteri. Anche la versione della Pantalera è stata normata ed è più raro vederla giocata nelle piazze. Ad Alba, ad esempio, la Pantalera Storica è diventata un’attrazione turistica, un match disputato nella piazza centrale che fa parte degli eventi della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
PANTALERA, LE REGOLE
Tratte da www.virtuslanghe.it
Il gioco si svolge tra due squadre di quattro giocatori, chiamate quadrette: un battitore, una spalla, due terzini. Il campo di gioco, anziché lo sferisterio, è rappresentato da una piazza o da un cortile, possibilmente rettangolare, di grandi dimensioni. I punti si contano come nel tennis: quindici, trenta, quaranta, gioco. La partita consiste di 11 giochi.Il battitore lancia la palla su un asse appositamente inclinato e dotato di liste oblique (detto appunto PANTALERA) che rendono irregolare il rimbalzo del pallone (in origine la palla veniva lanciata sui tetti).
La squadra in ricezione può colpire la palla al volo o dopo il primo rimbalzo (come nel tennis), con il pugno (protetto da bende, cuoio e liste di gomma) o, nei colpi ravvicinati, con la mano aperta, talvolta protetta da un guanto. In ogni caso si può usare una sola mano per volta. Tutti i contatti della palla con parti del corpo diverse dall’avambraccio sono considerati falli.
Lo scopo è quello di mandare la palla il più possibile vicino alla linea di fondo campo avversario o, ancora meglio, oltre la stessa. In quest’ultimo caso si fa un “fuori campo” (o, in piemontese, “intra” e, in ligure, “ciellu”), il colpo più spettacolare, che frutta direttamente un quindici. Se il giocatore, invece, manda la palla direttamente oltre il muro d’appoggio o al di là della linea laterale, fa un fallo e la squadra avversaria guadagna un quindici.
Se non si commettono falli o fuoricampo, il gioco continua finché una delle due squadre, non riuscendo più a colpire il pallone al volo o al primo salto, lo ferma o lo manda avanti con una qualunque parte del corpo dopo che ha rimbalzato più di una volta per terra: in questi casi la palla non è più giocabile e può essere fermata indifferentemente con le mani o i piedi. Nel punto di arresto l’arbitro segna una caccia mediante un’apposita bandierina. La caccia può anche essere segnata quando la palla, dopo aver rimbalzato almeno una volta in campo, esce lateralmente: in questo caso viene posizionata nel punto di uscita dal bordo del campo. Dopo aver segnato un massimo di quattro cacce, le squadre si scambiano il campo. A questo punto inizia la seconda fase del gioco e le due squadre si disputano la conquista delle cacce che sono appena state segnate dall’arbitro.
Per conquistare una caccia, la quadretta deve fermare la palla in modo valido avendo alle proprie spalle il punto in cui è stata segnata la caccia, definito dalla bandierina corrispondente. Si fanno punti quando il pallone valido va oltre la linea di fondo campo avversaria, quando si conquista una caccia, quando l’avversario commette fallo: ognuna di queste situazioni vale un quindici.
Le partite possono durare da poco più di un’ora a parecchie ore, quando le squadre in campo sono molto equilibrate.
- La battuta della Pantalera
Rispetto alla pallapugno contemporanea, nella Pantalera destrezza e intuizione prevalgono sulla potenza muscolare: viene accentuata la differenziazione di un campo di gioco dall’altro visto che spesso gli elementi architettonici del contesto (grondaie, porte, scalini, finestre, tetti) e le irregolarità del fondo rendono imprevedibile il rimbalzo del pallone che, qualunque cosa tocchi, è giocabile fino al primo rimbalzo.
Post a cura della Redazione di Langa del Sole