Il lupo è tornato sulle Alpi italiane. È un animale schivo; difficilissimo da incontrare, soprattutto di giorno. E quando accade, a dispetto della sua fama di “cattivissimo”, è lui a darsi alla fuga. Meno difficile è scoprirne le tracce: marca il territorio con le feci, che quindi depone lungo le vie di passaggio. Rispetto agli escrementi di un cane, i suoi si riconoscono dai frammenti di osso e pelo che contengono. Le impronte sono molto simili a quelle di un grosso cane; ma l’andatura è in linea retta e in genere a passo di corsa. Il cane tipicamente cammina e divaga.
Grazie al lavoro di monitoraggio, in Piemonte la presenza del lupo è conosciuta con grande accuratezza. L’ultimo report disponibile sul lupo in provincia di Cuneo, datato luglio 2018, si deve al progetto LIFE WolfAlps.
250 anni di caccia, un’estinzione sfiorata
Il lupo è il più importante predatore italiano. Molto presente sino a 250 anni fa, ha iniziato il declino numerico nella seconda metà del Settecento; la persecuzione si è interrotta solo negli anni Settanta del Novecento, quando oramai non ne restavano che alcuni esemplari.Negli ultimi quattro decenni i la specie è tornata a popolare gli Appennini. Branchi stabili sono stati osservati dapprima sulle montagne di Toscana, Emilia e Liguria e dal 1996 anche sulle Alpi. I primi esemplari alpini si sono visti in Valle Pesio, Valle Stura e Val di Susa.
In Piemonte 33 branchi e 200 esemplari
In Piemonte si è passati dai 3 branchi del 1999 ai 33 del 2018, con circa 200 lupi oggi censiti. I branchi sono oramai in competizione territoriale e questo ha elevato la mortalità per incidenti, causata da conflitti intraspecifici, ma anche da più frequenti investimenti e azioni di bracconaggio, dovuti alla popolazione di zone antropizzate. La maggior parte dei lupi alpini ha il suo territorio nella provincia di Cuneo, dove vivono 19 branchi e circa 110 esemplari.
Il capostipite: il leggendario Ligabue
Il primo ad arrivare in Alta Langa sembra esser stato il leggendario Ligabue. Si tratta di un giovane esemplare che, dopo esser stato investito e soccorso, venne dotato di radiocollare. Ne furono dunque studiati tutti gli spostamenti. Ligabue ha percorso 1.000 chilometri risalendo gli Appennini dal Parmense verso Nord. Nel 2004 è transitato nell’Alta Valle del Belbo, proveniente dal parco delle Capanne di Marcarolo e dalle foreste del Savonese.
IL LUPO NEL CUNEESE
Le Alpi sono state ricolonizzate proprio partendo dalla provincia di Cuneo. Il primo branco si è insediato nel Parco nazionale del Mercantour nel 1993; poi nel 1995 se ne è formato un secondo in Valle Pesio, e un terzo in Valle Stura. In provincia di Cuneo si contavano 12 branchi e 6 coppie nel 2014-2015, divenuti oggi 19 branchi e 1 coppia. Il branco è formato in media da 5 lupi e abita in modo esclusivo un territorio. Siccome le zone montane dell’intera provincia sono oramai occupate, i primi lupi cominciano ad apparire sulle colline, in cerca di nuovi territori.
L’Alta Langa, zona di nuova colonizzazione
Se i lupi debordano in Alta Langa è perché le valli alpine sono tutte occupate da altri branchi. Trovare le tracce del loro passaggio è abbastanza facile soprattutto nell’Alta Valle del Belbo. Il branco di Valle Belbo è monitorato da anni e le fototrappole lo hanno immortalato più volte. Contava 3 capi nel 2014-2015 e 6 tra il 2015 e il 2017; è tornato a 4 esemplari nel 2018. Due animali del branco sono stati trovati morti nel 2016 e recentemente è deceduta anche la femmina alfa.
Tre branchi tra Belbo e Tanaro
I branchi delle Langhe sono tre: il branco Belbo; il branco Ceva-Bassa Tanaro; ed il branco Mombarcaro. Già quattro appartenenti al branco del Belbo sono stati uccisi, tutti avvelenati. Nel 2015, nelle vicinanze del branco del Belbo, presso Ceva, è stato segnalato un lupo solitario, che l’anno seguente ha formato il suo branco nella zona Ceva-Bassa Tanaro. Il territorio di questo nuovo gruppo si estende sino a Bagnasco e Mindino e la lupa ha partorito 6 cuccioli, due dei quali ritrovati morti. Uno, avvelenato a Millesimo; il secondo, investito dopo esser diventato il beniamino del paese.
La lupa di Bagnasco, diventata amica dell’uomo
La seconda vittima del branco di Ceva-Bassa Tanaro ha una storia che merita di essere raccontata: ferita alla gamba posteriore destra, non era più in grado di spostarsi insieme al branco ed è divenuta stanziale. Ha iniziato ad avvicinarsi alle case in cerca di cibo, perdendo la paura degli esseri umani e diventando avvicinabile, senza atteggiamenti aggressivi. Dopo qualche tempo è però rimasta uccisa in un incidente, venendo investita mentre si nutriva di una carcassa di capriolo, sul ciglio della strada.
Il branco di Mombarcaro
Del branco Ceva-Bassa Tanaro si sono smarrite le tracce nel 2017-2018: potrebbe essersi estinto, oppure aver spostato il proprio territorio sul versante ligure. È invece comparso un nuovo branco nel territorio a sud del Belbo. Al gruppo è stato dato il nome di Mombarcaro, per via del primo luogo in cui è stato avvistato.
Una convivenza non sempre facile
Quella con il lupo è una convivenza non facile, soprattutto per gli allevatori che si vedono predati dei loro animali. È tuttavia un pezzo della storia di questi luoghi, come documentano l’immagine dell’animale presente nello stemma del Comune di Loazzolo, e il nome del Comune di Montelupo Albese. Probabilmente, il prossimo animale con cui ripopolare colline e montagne dell’Italia saranno i cani da guardanìa, anch’essi scomparsi nei secoli di declino del lupo.
Post a cura della Redazione di Langa del Sole