L’Ave Maria è suonata e le masche sono per strada, recita un proverbio locale. Ricorda a tutti gli abitanti delle Langhe che, dopo gli ultimi rintocchi delle campane, la notte riempie le colline di oscurità e terrore.
La storia delle Langhe è anche quella della contrapposizione giorno-notte. Una linea di demarcazione cronologica che l’isolamento dei paesi, il buio onnipresente e l’oggettivo pericolo di ladri e briganti hanno traslato sul piano simbolico, incastonando nel folclore locale una vivace mitologia notturna. La tradizione ha trasformato la notte in un interdetto spazio-temporale capace di inibire anche gli spiriti più coraggiosi e meno superstiziosi. Non tutti gli “spiriti”, però. Come ogni interdetto, la notte ha i suoi frequentatori. Le masche (streghe delle Langhe), ovviamente, e i trifolao, la cui missione è notturna per eccellenza: recuperare il Tartufo bianco, “diamante della terra”, anch’esso carico della magica mistico religiosa che le tenebre gli hanno concesso.
Per parlare di notte e mitologia, di masche e trifolao abbiamo intervistato uno dei massimi esperti del “tempo contadino”, il professor Piercarlo Grimaldi. Antropologo, ex rettore dell’Università del Gusto di Pollenzo, Grimaldi ha scritto moltissimo sulle feste e le cerimonie che scandiscono il calendario della tradizione. Tra i suoi ultimi libri, Di tartufi e di Masche è dedicato proprio al Tartufo Bianco d’Alba e alla sua straordinaria “storia notturna”.
Post a cura della Redazione di Langa del Sole